Liturgia: dopo pentecoste 2025 …prepariamoci

Terza domenica dopo Pentecoste
15 giugno  2025

Oggi vi propongo di concentrarvi in particolare su questa prima lettura; molto nota, molto commentata, molto importante al punto da essere forse anche molto “slabbrata” nella sua riproposizione.

Gn 3, 1-20

Tema:
il sospetto all’origine di ogni male

Genere letterario
racconto

Indicazioni per la proclamazione:
Andrebbe meditata a lungo, fin quando – paradossalmente – ci apparirà
come una cosa nuova, mai sentita prima;
a quel punto capiremo che a tratti ci vuole l’appoggio della ironia;
a tratti un po’ di delicatezza;
a tratti il tono leggero della finezza
e in tutto il brano andrà cosparsa un po’ di trepidazione.

Sal 129 (130), 1-6

Tema:

No, non c’è notte da Innominato che non possa essere squarciata da una preghiera. Perché anche il disperato spera; anche il suicida spera. Pure la morte spera; e può essa stessa comporsi in un estremo De profundis. Anche il fiotto del sangue è un inaudito gemito. Anche chi grida a te da luoghi troppo profondi e ti dice di non ascoltar la tua voce, ti prega. E pure chi ti maledice, Dio, a suo modo ti innalza il suo De profundis assurdo.
E, presente o assente che tu sia, sempre incombi dall’al­tro polo dell’abisso: ora muto come una lapide; ora te­nero come una madre, gioioso di sentire pietà. Tu pure commosso e avvilito per questo infinito dolore del mon­do; commosso per le tante vite infelici, colpevoli o in­nocenti che siano.

Le 52 parole ebraiche del De profundis sono state ripetute, tradotte, commentate forse più di ogni altro salmo. Ed anche se spesso ridotta al rango di canto fu­nebre, questa supplica resta uno splendido inno alla gioia del perdono. Questo grido che sale dai luoghi abis­sali del male nascosto nel cuore umano penetra i cieli e dalla colpa conduce alla grazia, dal peccato alla re­denzione, dalla notte alla luce.

Vorremmo solo fare due osservazioni su questa pagina così celebre e così niti­da. La prima riguarda il v. 4. Il timore di Dio nasce per il salmista non dal giudizio ma dal perdono, pro­prio come suggerisce Paolo: «È la bòntà di Dio che ti deve spingere alla conversione» (Romani 2,4). Il gesto del perdono deve incutere dolore per un amore offe­so; più che la collera di Dio deve generare timore e do­lore il suo amore disarmante. È più amaro colpire un padre che un sovrano inesorabile. Il secondo dato che vogliamo sottolineare è racchiuso nell’immagine del v. 6. L’attesa del perdono è il sospiro di tutto l’essere co­sì come le sentinelle spiano il primo filo di luce dell’au­rora che segna la fine delle paure notturne.

Nella tre­pidazione c’è anche la certezza che il sole sempre spun­terà col suo carico di luce e di vita. Ma il vocabolo «sen­tinelle» indica anche più genericamente «coloro che ve­gliano», forse anche i sacerdoti che nel Tempio atten­dono il giorno per poter presiedere – forse anche una sola volta in vita a causa del loro numero elevato – il culto d’Israele. Un’attesa santa e gioiosa dell’amore di Dio verso la sua creatura. (Turoldo)

Genere letterario
Supplica

Indicazioni per la proclamazione:
Lasciati guidare all’introduzione di D:M: Turoldo

Rm 5, 18-21

Tema:

Per un solo uomo la condanna, per Uno solo la giustificazione.

Genere letterario

Brano dottrinale

Indicazioni per la proclamazione:

sottolineerei solo questa frase. “ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia.”.

 

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