18 sett. 2021
Mi unisco a voi nel salutare don Enrico;
lo ringrazio per la strada che mi ha preparato;
continuo con gioia il lavoro che con lui avete portato avanti.
Invecchiando, mi faccio sempre più convinto di rapporti che crescono a poco poco;
di curiosità e notizie che acquistano peso solo alla luce di affetti consolidati…
Così non voglio dilungarmi nel presentarmi, quanto piuttosto ricominciare subito con voi
questo cammino che ci farà ritrovare amici, col tempo, nel Signore.
Preparando il primo consiglio pastorale parrocchiale che faremo questa settimana
approfitto per consegnare a tutta la comunità qualcosa che mi sta a cuore e che vorrei,
con voi, portare avanti in questi anni.
Parto da una pagina di Papa Francesco, a mio modo di vedere, stupenda;
ma soprattutto, a suo modo di vedere, fondamentale per il cammino della Chiesa in questi anni.
Prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare
« La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano.
“Primerear» – prendere l’iniziativa.
Vogliate scusarmi per questo neologismo. La comunità evangelizzatrice sperimenta che il Signore ha preso l’iniziativa, l’ha preceduta nell’amore.
Per questo essa sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi.
Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericordia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa!
Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: «Sarete beati se farete questo» (Gv 13,17).
La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, accorcia le distanze, si abbassa fino all’umiliazione se è necessario, e assume la vita umana, toccando la carne sofferente di Cristo nel popolo. Gli evangelizzatori hanno così “odore di pecore” e queste ascoltano la loro voce.
Quindi, la comunità evangelizzatrice si dispone ad “accompagnare”. Accompagna l’umanità in tutti i suoi processi, per quanto duri e prolungati possano essere. Conosce le lunghe attese e la sopportazione apostolica.
L’evangelizzazione usa molta pazienza,
ed evita di non tenere conto dei limiti.
Fedele al dono del Signore, sa anche “fruttificare”. La comunità evangelizzatrice è sempre attenta ai frutti, perché il Signore la vuole feconda. Si prende cura del grano e non perde la pace a causa della zizzania. Il seminatore, quando vede spuntare la zizzania in mezzo al grano, non ha reazioni lamentose né allarmiste. Trova il modo per far sì che la Parola si incarni in una situazione concreta e dia frutti di vita nuova, benché apparentemente siano imperfetti o incompiuti.
Il discepolo sa offrire la vita intera e giocarla fino al martirio come testimonianza di Gesù Cristo, però il suo sogno non è riempirsi di nemici, ma piuttosto che la Parola venga accolta
e manifesti la sua potenza liberatrice e rinnovatrice.
Infine, la comunità evangelizzatrice e gioiosa sa sempre “festeggiare”. Celebra e festeggia ogni piccola vittoria, ogni passo avanti.
L’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene.
La Chiesa evangelizza e si evangelizza con la bellezza della Liturgia, la quale è anche celebrazione dell’attività evangelizzatrice e fonte di un rinnovato impulso a donarsi.
Sarà bello condividere i passi
che su questa strada già avete compiuto;
sarà bello, con voi, compierne di nuovi,
continuando a rileggere il Vangelo
«tesoro antico e sempre nuovo» (Matteo 13).
Intanto grazie di avermi accolto.
Don Andrea