Spunti dalla “Marialis cultus”

Paolo VI – A:D: 1974

Maria nella liturgia e in particolare nelle “preghiere eucaristiche”

Non intendiamo in questa Esortazione Apostolica considerare tutto il contenuto del nuovo Messale Romano, ma nel quadro della valutazione che ci siamo prefissi di compiere circa i libri restaurati del rito Romano,23 desideriamo illustrarne alcuni aspetti e temi.

E amiamo, anzitutto, rilevare come le Preci Eucaristiche del Messale, in ammirabile convergenza con le Liturgie orientali,24 contengono una significativa memoria della Beata Vergine Maria.

Così il vetusto Canone Romano, che commemora la Madre del Signore in termini densi di dottrina e di afflato cultuale: In comunione con tutta la Chiesa, ricordiamo e veneriamo anzitutto la gloriosa e sempre Vergine Maria, Madre del nostro Dio e Signore Gesù Cristo;

così la recente Prece Eucaristica III, che esprime con intensa supplica il desiderio degli oranti di condividere con la Madre l’eredità di figli: Egli faccia di noi un sacrificio perenne a te (Padre) gradito, perché possiamo ottenere il regno promesso insieme con i tuoi eletti: con la beata Maria Vergine e Madre di Dio.

Tale memoria quotidiana, per la sua collocazione nel cuore del divin Sacrificio, deve essere ritenuta forma particolarmente espressiva del culto che la Chiesa rende alla Benedetta dall’Altissimo (cfr Lc 1,28). (n.10)

Diversi atteggiamenti nel pregare Maria

È importante, d’altra parte, osservare come la Chiesa traduca i molteplici rapporti che la uniscono a Maria in vari ed efficaci atteggiamenti cultuali:

  • in venerazione profonda, quando riflette sulla singolare dignità della Vergine, divenuta, per opera dello Spirito, madre del Verbo incarnato;
  • in amore ardente, quando considera la maternità spirituale di Maria verso tutte le membra del Corpo mistico;
  • in fiduciosa invocazione, quando esperimenta l’intercessione della sua Avvocata e Ausiliatrice;64 in servizio di amore, quando scorge nell’umile Ancella del Signore la Regina di misericordia e la Madre di grazia;
  • in operosa imitazione, quando contempla la santità e le virtù della «piena di grazia» (Lc 1,28); in commosso stupore, quando vede in lei, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere;65
  • in attento studio, quando ravvisa nella cooperatrice del Redentore, ormai pienamente partecipe dei frutti del mistero pasquale, il compimento profetico del suo stesso avvenire, fino al giorno in cui, purificata da ogni ruga e da ogni macchia (cfrEf 5,27), diverrà come una sposa ornata per lo sposo, Gesù Cristo (cfr Ap 21,2). (n. 22)

Rinnovamento nel culto della Vergine

Le comunità ecclesiali favoriscano una genuina attività creatrice e procedano, nel medesimo tempo, ad una diligente revisione degli esercizi di pietà verso la Vergine; revisione, che auspichiamo rispettosa della sana tradizione e aperta ad accogliere le legittime istanze degli uomini del nostro tempo. Pertanto, ci sembra opportuno, Venerabili Fratelli, indicarvi alcuni principi secondo cui bisogna operare in questo campo. (n.23)

Nota trinitaria, cristologia ed ecclesiale nel culto della Vergine

È sommamente conveniente, anzitutto, che gli esercizi di pietà verso la Vergine Maria esprimano chiaramente la nota trinitaria e cristologica, che in essi è intrinseca ed essenziale. Il culto cristiano infatti è, per sua natura, culto al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, o meglio – come si esprime la Liturgia – al Padre per Cristo nello Spirito. (n.25)

Quattro orientamenti per il culto della Vergine: biblico, liturgico, ecumenico, antropologico

La necessità di un’impronta biblica in ogni forma di culto è oggi avvertita come un postulato generale della pietà cristiana.

richiede, infatti, che dalla bibbia prendano termini e ispirazione le formule di preghiera e le composizioni destinate al canto; ed esige, soprattutto, che il culto della Vergine sia permeato dei grandi temi del messaggio cristiano, affinché, mentre i fedeli venerano colei che è Sede della Sapienza, siano essi stessi illuminati dalla luce della divina Parola e indotti ad agire secondo i dettami della Sapienza incarnata. (n. 30)

In secondo luogo, l’atteggiamento di altri che, al di fuori di un sano criterio liturgico e pastorale, uniscono insieme pii esercizi e atti liturgici in celebrazioni ibride.

Avviene talora che nella stessa celebrazione del Sacrificio Eucaristico vengano inseriti elementi propri di novene o altre pie pratiche, col pericolo che il memoriale del Signore non costituisca il momento culminante dell’incontro della comunità cristiana, ma quasi occasione per qualche pratica devozionale.

  • la vana credulità, che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori;
  • lo sterile e fugace moto del sentimento, così alieno dallo stile del Vangelo, che esige opera perseverante e concreta.106

Noi ne rinnoviamo la deplorazione: non sono forme in armonia con la fede cattolica e, pertanto, non devono esistere nel culto cattolico.

La vigile difesa da questi errori e deviazioni renderà il culto alla Vergine più vigoroso e genuino: solido nel suo fondamento, per cui in esso lo studio delle fonti rivelate e l’attenzione ai documenti del Magistero prevarranno sulla ricerca esagerata di novità o di fatti straordinari; obiettivo nell’inquadramento storico, per cui dovrà essere eliminato tutto ciò che è manifestamente leggendario o falso; adeguato al contenuto dottrinale, donde la necessità di evitare presentazioni unilaterali della figura di Maria, le quali, insistendo più del dovuto su un elemento, compromettono l’insieme dell’immagine evangelica; limpido nelle sue motivazioni, per cui con diligente cura sarà tenuto lontano dal santuario ogni meschino interesse. (n. 31)

Anche l’Ave Maria va letta in senso cristologico

Preghiera evangelica, incentrata nel mistero dell’Incarnazione redentrice, il Rosario è, dunque, preghiera di orientamento nettamente cristologico. Infatti, il suo elemento caratteristico – la ripetizione litanica del Rallegrati, Maria – diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’Angelo e del saluto della madre del Battista: Benedetto il frutto del tuo seno (Lc 1,42). Diremo di più: la ripetizione dell’Ave, Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri. (46)

Si è pure sentita con maggiore urgenza la necessità di ribadire, accanto al valore dell’elemento della lode e dell’implorazione, l’importanza di un altro elemento essenziale del Rosario: la contemplazione. Senza di essa il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù. (n. 47)

La struttura del Rosario

49. La Corona della Beata Vergine Maria, secondo la tradizione accolta dal Nostro Predecessore san Pio V e da lui autorevolmente proposta, consta di vari elementi, organicamente disposti:

a) la contemplazione in comunione con Maria di una serie di misteri della salvezza, sapientemente distribuiti in tre cicli, che esprimono il gaudio dei tempi messianici, il dolore salvifico di Cristo, la gloria del Risorto che inonda la Chiesa; contemplazione che, per sua natura, conduce a pratica riflessione e suscita stimolanti norme di vita;

b) l’orazione del Signore, o Padre nostro, che per il suo immenso valore è alla base della preghiera cristiana e la nobilita nelle sue varie espressioni;

c) la successione litanica dell’Ave, Maria, che risulta composta dal saluto dell’angelo alla Vergine (cfr Lc 1,28) e dal benedicente ossequio di Elisabetta (cfr Lc 1,42), a cui segue la supplica ecclesiale Santa Maria. La serie continuata delle Ave, Maria è caratteristica peculiare del Rosario, e il loro numero, nella forma tipica e plenaria di centocinquanta, presenta una certa analogia con il Salterio ed è un dato risalente all’origine stessa del pio esercizio. Ma tale numero, secondo una comprovata consuetudine, diviso in decadi annesse ai singoli misteri, si distribuisce nei tre cicli anzidetti, dando luogo alla Corona di cinquanta Ave, Maria, la quale è entrata nell’uso come misura normale del medesimo esercizio e, come tale, è stata adottata dalla pietà popolare e sancita dai Sommi Pontefici, che la arricchirono anche di numerose indulgenze;

d) la dossologia Gloria al Padre che, conformemente ad un orientamento comune alla pietà cristiana, chiude la preghiera con la glorificazione di Dio, Uno e Trino, dal quale, per il quale e nel quale sono tutte le cose (cfr Rm 11,36). (n. 49)

Questi sono gli elementi del santo Rosario.

Ognuno di essi ha la sua indole propria che, saggiamente compresa e valutata,

deve riflettersi nella recita,

perché il Rosario possa esprimere tutta la sua ricchezza e varietà. Detta recita, pertanto, diventerà grave e implorante nell’orazione del Signore;

  • lirica e laudativa nel calmo fluire delle Ave, Maria;
  • – contemplativa nell’attenta riflessione intorno ai misteri;
  • – adorante nella dossologia.

E ciò deve avvenire nelle varie forme, in cui si è soliti recitare il Rosario: o privatamente, quando l’orante si raccoglie nell’intimità con il suo Signore; o comunitariamente, in famiglia o tra fedeli riuniti in gruppo, per creare le condizioni di una particolare presenza del Signore (cfr Mt 18,20); o pubblicamente, cioè in assemblee nelle quali è convocata la comunità ecclesiale. (n. 49)

In tempi recenti sono stati creati alcuni pii esercizi, che traggono ispirazione dal Rosario. Tra essi, desideriamo indicare e raccomandare quelli che inseriscono nello schema consueto delle celebrazioni della parola di Dio alcuni elementi del Rosario della Beata Vergine, quali la meditazione dei misteri e la ripetizione litanica del saluto angelico. Tali elementi acquistano così maggior risalto, essendo inquadrati nella lettura di testi biblici, illustrati con l’omelia, circondati da pause di silenzio, sottolineati con il canto. Ci rallegra sapere che tali esercizi hanno contribuito a far comprendere più compiutamente le ricchezze spirituali del Rosario stesso ed a rivalutarne la pratica presso associazioni e movimenti giovanili. (n. 51)

Maria e la “liturgia delle ore”

È cosa lodevole (…) che la famiglia, santuario domestico della Chiesa, oltre alle comuni preghiere celebri anche, secondo l’opportunità, qualche parte della Liturgia delle Ore, inserendosi così più intimamente nella Chiesa.118 Nulla deve essere lasciato intentato, perché questa chiara e pratica indicazione trovi nelle famiglie cristiane crescente e gioiosa applicazione. (n. 53)

Ma, dopo la celebrazione della Liturgia delle Ore – culmine a cui può giungere la preghiera domestica –, non v’è dubbio che la Corona della Beata Vergine Maria sia da ritenere come una delle più eccellenti ed efficaci «preghiere in comune», che la famiglia cristiana è invitata a recitare (n. 54)